E-commerce in Italia? I dati raccontano che ormai più della metà degli Internauti acquista on line (soprattutto Fashion, ma anche Design)
Giro di boa dell’e-commerce in Italia che vede oltre la metà dei Web surfer sposare la causa della spesa online. Negli ultimi tre mesi sono stati oltre 16,2 milioni gli utenti italiani che hanno fatto i loro acquisti su Internet, facendo decollare le vendite (soprattutto nelle aree ad alto tasso di attrazione: fashion e design). Con una nota di colore: si compra più da tablet (75%) che da smartphone (58%).
Sfatiamo il mito che l’e-commerce in Italia non va di moda: anzi è proprio la moda il driver del cambiamento delle nostre abitudini. Nell’abbigliamento, rispetto all’anno scorso, la crescita si è attestata su una media di un + 42% ma, a ben guardare, l’incremento al rialzo è ancora più sensibile se si pensa che da gennaio a febbraio 2014 il dato registrato è +79%.
e-commerce in Italia: c’è, anzi ci sarebbe
Di multicanalità, e-Commerce e Customer Engagement per le aziende della Moda ha parlato poco tempo fa Roberto Liscia, presidente di Netcomm, presentando i risultati dell’ultima ricerca sui nostri comportamenti d’acquisto digitali. Perché non c’è e-commerce in Italia o nel resto del mondo senza una buona strategia on line che oggi vede confluire nei processi di gestione tutta una serie di fattori diversi che includono nella gestione della relazione con i clienti (customer relationship management) anche i social. Se è vero che gli italiani sono oltre 60 milioni (Fonte: Istat) e più di un terzo (24 milioni) sono Facebook, l’interazione con il sito di Zuckenberg deve diventare un punto importante nelle agende dei marketing manager.
e-commerce in italia
In Italia importiamo più di quanto esportiamo e solo il 25% degli online retailer esporta in altri Paesi. Per tanti motivi diversi: la lingua soprattutto e poi la conoscenza delle regole vigenti sui mercati internazionali. L’e-commerce in Italia è decollato, soprattutto perché ha iniziato a convincere i consumatori più propensi a spendere, e cioè le fashion victim. Le carte di credito italiane, infatti, sono state utilizzate per pagare scarpe, borse e vestiti ma anche mobili come armadi, divani, mensole, poltrone, letti ed altri oggetti di arredamento legati al design.
ecommerce italia fashion
Il marchio, insomma, rappresenta un garante per l’acquisto on line, dando seguito allo sviluppo di nuovi trend della socio comunicazione.
Da Net a porter a Lusia via Roma includendo Style e tutti gli altri siti guru della moda, oggi ci sono intere pagine on line che descrivono i trend dettando cosa sia cool e cosa no utilizzate da migliaia di lettori per compilare la lista dei desideri da acquistare. Anche l’e-commerce in Italia subisce il fascino del passaparola e del consiglio giusto capace di mixare la grande marca con il prodotto pescato dal fast fashion che suggerisce un nuovo populismo d’autore per il look di gusto al momento giusto.
“Il numero di individui che hanno fatto almeno una volta nella vita l’esperienza di acquisto online di prodotti di abbigliamento (inclusi accessori, borse, scarpe) – ha spiegato Liscia – è cresciuto di oltre un milione di unità negli ultimi dodici mesi. In questa nuova edizione dell’indagine di Human Highway per Netcomm, sono stati presi in esame anche gli eShopper di arredamento e design: sono 1,5 milioni gli acquirenti unici (almeno una volta nella vita), con uno scontrino medio decisamente più alto rispetto a moda e accessori: 110 rispetto a 60 euro. Il numero di individui che hanno fatto almeno una volta nella vita l’esperienza di acquisto online di prodotti di arredamento è di 2.8 milioni (1,7 milioni solo arredamento, 1 milione arredamento e design e 0.5 milioni solo design).”.
Cosa influenza l’e-commerce in Italia
Andando a scandagliare le motivazioni che hanno spinto gli italiani ad acquistare on line articoli di abbigliamento si presenta una mappa interessante di fattori concomitanti: la pubblicità sui media (Tv, radio e giornali), ma anche i forum e i blog dedicati, il parere degli amici e le riviste specializzate (l’editoria verticale ha ancora un suo perché come influencer), e-Bay e i siti di aste on line, i siti comparatori ma anche, cosa scontata ma che va sottolineata, Google.